Turismo (programma di Riconquistare l’Italia per la Provincia di Trento)

Dal programma della lista Riconquistare l’Italia per le elezioni provinciali del 21 ottobre 2018 (candidato Presidente Federico Monegaglia).

Il turismo rappresenta un volano essenziale per l’economia del territorio trentino, grazie anche all’indotto che è capace di generare effetti moltiplicativi nel settore commerciale. La vocazione turistica del nostro territorio è storicamente legata all’apprezzamento del patrimonio naturale e paesaggistico che caratterizza la regione, dalla posizione geografica che la rende accessibile da paesi che esprimono una generosa domanda di offerta turistica calibrata sui nostri parametri e dall’orografia del territorio, che la rende una meta preferenziale per il turismo montano con particolare riguardo alla fruizione sportiva.

Le performance espresse dal settore in tempi recenti mostrano come l’intervento pubblico nell’infrastrutturazione fisica e immateriale del sistema integrato turistico possa giocare un ruolo strategico per incrementare il potenziale di redditività di un ambito produttivo spesso sottovalutato. Nell’ultimo triennio si è registrato un trend positivo in termini di incremento di movimenti turistici che pone la Regione al quinto posto per numero di arrivi e al secondo posto per numero di presenze (12% del territorio nazionale), seconda solo al Veneto. Nella classifica dei primi cinquanta comuni d’Italia per pressione turistica (numero di turisti ogni 1.000 abitanti, ISTAT, 2016) la metà è collocata tra le Province autonome di Trento e Bolzano. Nella Provincia di Trento, in particolare, i dati inerenti l’economia del territorio (ISPAT 2010) rappresentano in termini quantitativi il peso della ricchezza prodotta nel settore turistico che, rapportato al PIL provinciale, incide per oltre il 15% del valore aggiunto, attivando la mobilitazione di oltre 31.000 addetti. Questi numeri restituiscono il peso effettivo di un settore dell’economia regionale che costituisce ormai una fonte vitale di reddito e che merita pertanto la massima attenzione dal punto di vista della programmazione delle risorse pubbliche, che dovranno essere finalizzate non solo a mantenete vivace e competitiva l’offerta turistica, ma anche ad elevare anno dopo anno il livello qualitativo dell’impiego di suddette risorse in termini di efficienza allocativa e di misurabilità dei risultati.

Nella composizione del reddito provinciale, quello derivante dal settore turistico rappresenta una fonte strategica di approvvigionamento di risorse monetarie fresche, dal momento che le spese effettuate dai visitatori sono assimilabili dal punto di vista della contabilità aggregata alle esportazioni. Noi di Riconquistare l’Italia intendiamo promuovere un incremento quantitativo e qualitativo degli investimenti da destinare alla programmazione turistica, poiché lo sviluppo dell’offerta turistica non produce effetti negativi sul mercato interno in quanto non impone misure di deflazione salariale per garantire competitività. In particolare, il turismo internazionale costituisce una fonte di compensazione nel saldo delle partite correnti, cioè nel dare/avere di beni e servizi con l’estero. Nella bilancia turistica, ai consumi effettuati dai visitatori in termini di acquisto di beni si aggiungono dunque i servizi, e assumono altresì una certa rilevanza le spese sostenute per il trasporto. La disponibilità di una rete di infrastrutture trasportistiche che coniughi la rapidità di spostamento con la capillarità di penetrazione è dunque chiaramente un elemento di vantaggio competitivo determinante in termini di preferenza di scelta e di potenziale incremento della spesa media dei visitatori, in particolar modo in un territorio che assurge a meta d’elezione per un certo turismo montano.

L’obiettivo di ottimizzare l’offerta turistica per elevare sempre più il livello dell’offerta stessa e il ritorno economico deve raggiungere il triplice obiettivo di far crescere la conoscenza e la reputazione del marchio territoriale incrementando le opportunità di ritorno per i soggetti che operano nel settore a vario titolo, aumentare l’occupazione dei posti letto massimizzando la profittabilità delle strutture ricettive alberghiere e complementari e puntare a stimolare l’incremento della spesa media dei visitatori allargando il ventaglio di esperienze ed opportunità offerte. Queste ambizioni sono perseguibili solo attraverso una conoscenza approfondita del mercato turistico del territorio, della sua composizione, delle scelte dei visitatori, delle loro abitudini, delle aspettative che sono anche generate dalla comunicazione che si realizza verso l’esterno del marchio territoriale e del giudizio espresso dagli ospiti in conclusione di un soggiorno di piacere. È dunque necessario continuare a investire risorse per aggiornare costantemente i dati e le informazioni inerenti l’ecosistema turistico trentino e affinare progressivamente le tecniche di rilevazione e trattamento di questi dati, a partire dagli aspetti caratterizzanti la domanda turistica nel Trentino ai flussi e le abitudini di consumo e di fruizione delle esperienze offerte dal territorio, perché il tracciamento dei percorsi seguiti, dal momento in cui il visitatore sceglie il Trentino quale meta per le sue vacanze, alla filiera informativa che lo conduce verso la scelta delle soluzioni di alloggio, fino alle scelte di fruizione di servizio e di consumo sul territorio, consente di mettere in evidenza i punti di forza, di debolezza, le opportunità e i rischi che emergono dall’analisi del contesto e di adeguare di conseguenza in tempo reale le strategie di promozione, diffusione e comunicazione del nostro territorio. Solo la progressiva specializzazione di questo lavoro di back end, che parte dal rilevamento e dall’analisi approfondita dei dati di dettaglio che restituiscono una fotografia affidabile dei flussi turistici, può consentire di incrementare nel tempo quantità e qualità dell’offerta, assicurando la più efficiente e produttiva allocazione delle risorse pubbliche, minimizzando le dispersioni che possono essere prodotte nell’assunzione di decisioni che siano motivate da un’osservazione del fenomeno del mercato turistico viziata dalla soggettività delle valutazioni individuali. L’incremento del flusso di dati concernente il comportamento degli ospiti andrà promosso attraverso la capillare adozione della già sperimentata guest card, con l’obiettivo di arrivare a gestire ogni anello dell’offerta turistica attraverso questo strumento, che costituisce una opportunità di marketing per gli esercizi e i servizi convenzionati dal lato dell’offerta e una fonte affidabile di gestione delle informazioni dei flussi dal lato della programmazione degli investimenti pubblici.

Dal punto di vista della distribuzione geografica dei flussi verso la regione è opportuno rilevare una certa particolare attrattività di turismo straniero nel Trentino. Si tratta di flussi che prediligono le località sciistiche nei mesi invernali generando il 43% dei movimenti totali principalmente da Polonia, Germania e Repubblica Ceca e il turismo lacuale durante l’estate generando il 38% dei movimenti totali essenzialmente da Germania (la metà circa dei turisti stranieri estivi), Paesi Bassi, Austria e Regno Unito. Sulla differenza di peso stagionale degli stranieri incide significativamente l’incremento dei turisti italiani nel periodo estivo, il 58,5% dei quali proveniente da Lombardia (24,7%), Veneto (17,9%) ed Emilia Romagna (15,9%).

L’ultimo triennio ha visto crescere esponenzialmente l’offerta delle strutture ricettive complementari, in particolare campeggi e case vacanze e, in misura inferiore, affittacamere, B&B e agriturismi. I canali di accesso di questi servizi sono variegati, ma la progettazione di un sistema integrato che garantisca una migliore fruizione da parte dei visitatori e una più efficiente distribuzione delle presenze dovrà costituire un obiettivo verso il quale tendere, armonizzando i front-end delle APT e collegandoli tra di loro per consentire di ottimizzare da un lato la raccolta dei dati e dell’altro le strategie di promozione complementari. La logica deve essere sempre quella dell’accentramento delle attività di regia—che dovranno garantire un percorso di condivisione e retroazione continua con i presidi di prossimità per fornire in tempo reale indicazioni sull’efficacia delle strategie messe in atto—e di gestione periferica delle risorse adattandole alla specificità dei contesti, ma garantendo una continuità di immagine, qualità dei servizi e percezione di un unicum.

La sfida accolta in questi ultimi anni è rivolta alla destagionalizzazione dei flussi, promuovendo un turismo autunnale e primaverile con azioni di marketing mirate a valorizzare gli elementi esperienziali di sperimentazione del territorio. Il tasso di occupazione mensile subisce una flessione considerevole nel trimestre aprile-maggio-giugno e settembre-ottobre-novembre, registrando il picco invernale a febbraio e quello estivo ad agosto. Al fine di raggiungere l’obiettivo di stabilizzazione del tasso di occupazione nel corso dell’anno sarà necessario avviare un percorso di studio, approfondimento e programmazione strategica per mettere in campo campagne di comunicazione mirate a produrre una nuova immagine in riferimento a quei valori che non sono percepiti dagli ospiti e dai potenziali visitatori. L’indagine pubblicata nel piano strategico pluriennale inerente i valori associati al Trentino restituisce una fotografia della percezione e della reputazione nel mercato italiano che può costituire un’indicazione utile a identificare quali elementi rafforzare. Riteniamo sia opportuno focalizzare l’impegno dei prossimi anni verso quelle categorie di fruizione esperienziale sottovalutate dagli ospiti potenziali, ambiti che costituiscono, tra l’altro, elementi centrali per la caratterizzazione identitaria del territorio e che sono stati evidentemente sottostimati nel loro potenziale espressivo: la cultura e l’agroalimentare. Sarà dunque una sfida indispensabile per accrescere il valore e la reputazione del territorio in questi ambiti sottovalutati ma indispensabili per la preservazione del proprio patrimonio identitario, che dovrebbe mettere a sistema l’offerta di prodotti tipici, declinando la promozione dell’agroalimentare in termini di narrazione storica che tragga origine dai luoghi iconici, dalle malghe e i rifugi montani ai palazzi storici delle aree urbanizzate, dalle antiche lavorazioni artigiane e agroalimentari alle moderne fonti di reddito che si ravvisano nella configurazione industriale contemporanea della regione.

Il tentativo di rendere il Trentino una meta d’elezione per il turismo primaverile ed autunnale potrà e dovrà dunque produrre uno sforzo ulteriore in tal senso, valorizzando le unicità e gli elementi identitari tanto in termini di capitale umano, raccontando la storia degli uomini comuni che hanno reso questi luoghi una meta fuori dal comune per il visitatore sensibile anche all’aspetto formativo della vacanza, all’eredità culturale, alla fruizione ludica di contenuti intellettuali, artistici, storici. Dalle malghe e i sentieri alpini, ad esempio, possono nascere percorsi narrativi che lasciano scoprire i prodotti di quelle esperienze montane, dai quali può scaturire un apprendimento attraverso l’esperienza vissuta dei processi di raccolta, produzione e trasformazione di prodotti enogastronomici, quali birre, vini, spumanti e distillati, prodotti caseari, salumi, carni, mele, frutti rossi, ortaggi e pescato di indicazione geografica tipica (prodotti a km 0 che dovranno costituire materie prime prevalenti nei ristoranti ed esclusive in agriturismi e malghe) o di manufatti artigianali in ferro, rame, ottone, pietra, legno o ceramica che raccontano la storia dei territori, come le stufe ad olle di Sfruz, gli organi e i clavicembali di Rumo, le fruste di Taio nella Val di Non. Allo stesso modo dagli ecomusei che raccontano la storia del territorio attraverso la biodiversità alle aree archeologiche che raccontano la storia dallo studio dei reperti, e i castelli, i musei e le biblioteche, possono essere costruiti percorsi culturali che regalino un’esperienza inaspettata, piacevole e appagante, a quei visitatori – la maggioranza – che non immaginano che il Trentino possa donare una vacanza indimenticabile sotto il profilo della gratificazione di bisogni che vanno oltre il relax e lo sport.

A queste operazioni di costruzione di nuovi prodotti turistici, che concepiscano un’integrazione virtuosa dell’enogastronomia, della cultura, dell’arte, dell’architettura e dei contesti naturali generando un ampliamento dell’offerta in termini quantitativi e qualitativi, dovranno accompagnarsi rinnovati investimenti infrastrutturali immateriali e materiali. Questo vuol dire che ai percorsi che devono garantire una mobilità sostenibile e sempre più orientata alla fruizione dei servizi pubblici, anche in versione slow, dovranno contemporaneamente essere sviluppate e manutenute le “strade telematiche” che garantiscono la rintracciabilità, la fruibilità e l’informatività delle piattaforme web, che non fungono più da mero biglietto da visita, quanto piuttosto da sostituti inanimati degli operatori delle agenzie turistiche e che devono dunque fornire informazioni pertinenti e aggiornate e consentire di fruire di servizi sempre più avanzati che vanno oltre il semplice booking e cuciono su misura del visitatore l’abito richiesto.

Il tema della mobilità assume rilevanza cruciale per la valorizzazione dell’offerta turistica, dal momento che una criticità che andrà affrontata nella gestione dei crescenti flussi è l’assoluta egemonia dei mezzi privati, che rivela evidentemente un’offerta di trasporto pubblico inadeguata a intercettare la domanda e pertanto da ripensare partendo dal basso, cioè dai fruitori del servizio, aprendo alla possibilità di realizzare quei collegamenti auspicati da realtà come TransDolomites, che propongono la realizzazione del progetto della ferrovia dell’Avisio sull’esperienza di quanto già sperimentato nel territorio altoatesino, con l’obiettivo di creare una ferrovia che colleghi Trento alla Valle di Fassa, passando per la Valle di Cembra e la Valle di Fiemme, che garantisca la sostenibilità economica, cioè che muova persone e non mezzi e che parta dal servizio e non dall’opera, con un occhio di riguardo per quell’intermodalità che promuove anche forme di spostamenti che oggi definiremmo di “mobilità morbida”, prevedendo aree per il noleggio, il parcheggio e la sistemazione di bici, mezzi pubblici elettrici che trasportino dalla stazione ferroviaria alle aree che andranno interdette al traffico veicolare privato alimentato con motori a combustione.

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