L’appello al voto di STEFANO GROSSI (ROMA)

di STEFANO GROSSI (candidato al Consiglio Regionale del Lazio nella circoscrizione di ROMA)

Parafrasando una pubblicità degli anni ’80, divenuta un cult, “per affrontare il nuovo millennio non serve una nazione grande ma una grande nazione”. C’è chi ritiene che non possiamo fare a meno di appartenere ad un gruppo di Stati tenuti insieme solo da una finta moneta, da una finta banca centrale e da un mercato con regole cervellotiche, dove, a discapito dei bei proclami, vale solo il principio della concorrenza e non quello della solidarietà. Chiamare Unione una siffatta accozzaglia e sperare che la stessa ci difenda dalla globalizzazione, è quanto meno velleitario se non decisamente utopistico. Come può difenderci dagli attacchi esterni un sistema che è basato sulla competizione interna? Come può rilanciare l’economia e il lavoro un insieme di regole che, non permettendo la svalutazione della moneta obbliga alla svalutazione dei salari e ai tagli alla spesa? Come si può sperare che, chi promuove i tagli alla spesa pubblica e gli espropri della proprietà privata, non al fine di perseguire la pubblica utilità, ma per soddisfare i creditori privati, possa occuparsi della tutela dei soggetti più deboli? Ma, soprattutto, come si può sperare che un sistema siffatto, progettato al solo scopo di favorire le elite finanziarie globaliste, possa essere modificato dall’interno, facendo pressione su chi, oggi, ha in mano le leve del potere e gode di tutti i benefici?

Convincerci che tutto ciò sia ineluttabile, che la globalizzazione la si debba subire e non regolamentare e dominare, è stato il capolavoro di quella ristretta cerchia che controlla quello che chiamano ”libero mercato”; pensare che tutto ciò sia un processo irreversibile è il più grave errore che si possa commettere. I mezzi e gli strumenti per cambiare ci sono, ad iniziare dalla nostra Costituzione, che hanno tentato di stravolgere, prima inserendo il pareggio di bilancio, poi cercando di ridurre l’influenza del voto popolare. Questo perché la Costituzione, nata dalla lotta contro la dittatura e l’imperialismo, prevede la tutela del lavoro, del risparmio privato, della piccola e media impresa; pone dei vincoli agli accentramenti di potere, mette al primo posto la dignità dell’individuo e non la difesa del capitale. Per questo motivo hanno tentato di distruggerla, di sminuirne l’importanza ed il peso, arrivando ad affermare, senza alcun fondato motivo, che, in caso di contrasto, prevalgono i Trattati dell’UE, quei trattati che privilegiano l’economia basata sulla speculazione e sull’indebitamento privato. Per lo stesso motivo noi non solo vogliamo difenderla ma vogliamo farne la bandiera della futura rinascita del Paese.

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